Vale una corsa.


Ho finito di leggere "Il tempo invecchia in fretta", di Antonio Tabucchi. Nove racconti e altrettanti personaggi impegnati ad osservare le loro vite nella prospettiva del tempo: destini beffardi e beffati, astuti rimedi traditi, delusioni inevitabili e trovate fiabesche. Nove storie, nove vite, l'esito finale del loro destino.Tabucchi è uno scrittore straordinario e non mi interessa scrivere recensioni.

Mi ha fatto riflettere il fatto che, racconto dopo racconto, la posizione del lettore cambia. E' come se Tabucchi volesse portare il lettore a braccia in cima ad una grande montagna per poi dirgli: guarda giù, da qui vedi tutto. Il tempo invecchia in fretta. Dopo aver letto questo libro si capisce bene il senso. La vita dei personaggi fugge, o sfugge, e a loro pare sia un soffio, alle prese come sono con i famosi conti che non tornano in base alle solite "regole".

Ma i ricordi di una vita non si traducono, sommandoli, nell'esito finale della stessa. Qualcuno ha detto "è la somma cha fa il totale", ma non a proposito del vivere. Vanno invece presi uno ad uno, assaporati, messi da parte. Mai dimenticarli.

Strano che mi sia imbattuta in questo libro proprio ora. Del resto, "Nulla succede per caso" l'ho già letto e trovato tremendamente noioso. Alle porspettive preferisco il ricordo dei dettagli, degli istanti che divengono infiniti, delle sensazioni irripetibili. Quelle che vorresti avere un foglio di carta e una penna, subito, per metterle lì sopra immediatamente, perchè non sfuggano, non sfumino e finiscano nel dimenticatoio. Mi piace emancipare l'ansia del risultato per godere del mentre. Mi piacciono i ricordi e gli oggetti che possono mantenerli in vita nel tempo. Non credo alla vita come una successione logica di eventi. Non c'è gran che di logico. E' così beffarda, come i nove racconti mostrano bene.

Non ho niente di quando ero piccola. Qualche fotografia. Non una cartolina, un disegno, un maglioncino, un giocattolo. Non il primo romanzo che mia madre mi regalò un giorno in cui ero a casa da scuola a causa di un febbrone da cavallo. Era il famoso Cuore di De Amicis.

Viola è stata per la prima volta sulla giostra. Ero un pò titubante, ma lei chiedeva di andarci. Mi sembrava troppo piccina. Invece, messa nel seggiolino, ecco che mentre la giostra inizia a girare, lei mi rivolge passando un sorriso largo, di felicità assoluta. La felicità risolta, semplice e fantastica dei bimbi.

Commenti

  1. Davvero non c'è niente di più bello del sorriso radioso di un bimbo felice. Quel biglietto "Vale 1 corsa" resterà per sempre il ricordo più bello del primo giro in giostra di Viola, insieme al suo sorriso che ti rimarrà impresso nella memoria!

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  2. per sempre, insieme alla sensazione di essere un pochino l'artefice della sua felicità in quel momento... non c'è niente di piu bello al mondo.

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